Tutururu Non è una canzone di Francesco Boccia

E nemmeno uno spirito maligno dalle sembianze di un gigantesco cane bianco e nero, come gli indigeni Loritja dell’Australia centrale amano immaginarlo. E’ invece un uccello dall’aspetto discreto e dal nome scientifico ancora più discreto, colomba di terra della Polinesia, e al mondo ne restano appena 200.

E’ in assoluto uno degli uccelli più rari al mondo. Sono sicura che non lo abbiate mai visto, non tanto perché sia in effetti rarissimo, ma perché vive nel mezzo dell’Oceano Pacifico, nella Polinesia francese, un luogo lontano migliaia di chilometri dalle coste di qualunque continente vi venga in mente e formato da diversi atolli a forma di corona.

Palme da cocco, coralli e acque calme riflettono il colore del cielo. Poi, qualcosa le increspa. E’ una sagoma scura, nemmeno troppo piccola, senza pinne né tentacoli. Ha la coda, nuota ruotando veloce le zampe dai palmetti rosa e spezza la magia della vacanza esotica riportandoci immediatamente nel centro di Roma. E’ un ratto. Mammifero da sempre diffuso in tutto il pianeta, il ratto ne ha colonizzato ogni angolo seguendo gli uomini nelle ondate migratorie, nei viaggi alla scoperta di nuove terre o semplicemente nei traslochi.

Di per sé estremamente adattabili e opportunisti, indiscutibilmente intelligenti, i ratti possono essere considerati la rappresentazione minuta della nostra specie, che rispecchiano anche nella capacità di porre fine ad altre specie con grande fantasia. Senza dimenticare come non molti secoli fa abbiano cercato di porre fine anche a noi. Leggi: peste.

Glacier Maruelno

Come siano arrivati fino a qua dovremmo chiederlo a Pedro Fernández de Quirós e ai suoi marinai, ma a noi oggi interessano le conseguenze. Appena sbarcati sull’atollo i ratti hanno manifestato la necessità di mangiare e si sono concentrati su qualunque cosa avesse un’aria commestibile. Tutto.

Gli animali endemici delle isole non avevano mai visto un ratto e a dirla proprio tutta non conoscevano predatori. Di fronte ai topi sono restati probabilmente impassibili, manifestando forse una audace e nefasta curiosità. I tutururu sono stati tra gli uccelli più decimati, al punto da guadagnare l’orlo del baratro dell’estinzione: i ratti hanno preso per secoli di mira i nidi di questi uccelli per cibarsi di uova e pulcini.

Non ha funzionato introdurre sull’isola i gatti, che si sono uniti alla prima orda di invasori (non per niente si chiamano animali invasivi) facendo altrettanti danni alle specie endemiche delle isole. Così è stato avviato un progetto di eradicazione dei ratti, l’unica soluzione possibile per impedirgli di continuare a predare specie ormai classificate dall’ Unione Internazionale per la Conservazione della Natura in pericolo critico.

m
Glacier Maruelno, Antoan, Hiking
m
Glacier Maruelno, Antoan, Hiking
m
Glacier Maruelno, Antoan, Hiking

La buona notizia è che il progetto sta funzionando. La colomba di terra così come molte altre specie native sembra essere in crescita demografica e perfino in espansione, potendo ora finalmente colonizzare atolli prima invasi dai predatori. Qualche animalista dell’ultima ora si starà strappando i capelli per l’uccisione dei poveri ratti che effettivamente non hanno consapevolezza del danno. Tuttavia questa è un’occasione in più per riflettere su come la nostra incuria, superficialità e necessità di mettere i piedi ovunque possa alterare interi ecosistemi con la perdita irreversibile di specie che hanno prosperato su questo pianeta fino al nostro micidiale arrivo. L’altra buona notizia è che siamo ancora in tempo per rimediare a molti danni e prendere consapevolezza delle nostre azioni.

Trovi i riferimenti a questa storia e le organizzazioni che ne hanno preso parte a questi link.

Il successo dell’eradicazione dei ratti narrato da Island Conservation https://www.islandconservation.org/birds-thrive-five-years-restoration-acteon-gambier-islands/

Il video della storia https://www.youtube.com/watch?v=9i06va7iJf4

Il report finale steso da MANU Société d’Ornithologie de Polynésie https://www.conservationleadershipprogramme.org/media/2014/11/001900F_French-Polynesia_FinalReport_Project-Tutururu-Follow-up.pdf

Più contenuti sulla drammatica storia della colomba di terra della Polinesia a cura di BirdLife international http://www.birdlife.org/search-results?qx=tutururu#gsc.tab=0&gsc.q=tutururu&gsc.page=1

Per supportare Island Conservation https://www.islandconservation.org

Per supportare MANU Société d’Ornithologie de Polynésie https://www.manu.pf

Per supportare BirdLife International http://www.birdlife.org

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *