So a chi credere
o letto un articolo questa mattina che cade a fagiolo con una cosa successa ieri sera. In famiglia abbiamo avuto diversi cani di diverse razze, ma tutte da caccia. Poi è arrivato Billy. Billy è figlio di Alice, la mia Spinona Italiana e Ringo, un Pastore Apuano.
Il Pastore Apuano è una razza non riconosciuta ma tra i suoi antenati dovrebbero esserci pastori alsaziani, Pastori Bergamaschi e Border Collie. Lo troviamo con mantelli di colore diverso e consistenza diversa (e taglia variabile da media a grande) dalle Alpi alla Calabria come cane da conduzione del gregge o pizzicatore. Nell’Appennino tosco – emiliano, dove ho incontrato questo cane per la prima volta oltre dieci anni fa, è chiamato anche Can Luvìn e Can da Vacche.
Ma al di là di questa digressione Ringo, come tutti i suoi parenti da pecore, è un cane di grande intelligenza: apprende con rapidità, esegue con rapidità. E Billy deve aver preso tutto da suo padre. Alice diciamo che ha altri pregi. Sfatiamo anche un mito, non tutti i cani sono uguali. Non tutti rispondono allo stesso modo di fronte a sfide di problem-solving e non tutti comunicano con il proprio padrone con la stessa efficacia. Negli esperimenti mirati a valutare le capacità cognitive dei cani spesso i cani sottoposti a training continuo come cani da lavoro (ricerca, guida, polizia ecc.) sono quelli che danno i risultati migliori.
Nel corso di 10.000 anni di selezione artificiale e tre secoli di selezione esponenziale delle razze ce ne sono alcune il cui DNA nasconde sorprese più interessanti. E’ dovuto a nient’altro se non la necessità di ottenere soggetti altamente reattivi ai comandi, comunicativi e veloci, cioè affidabili in qualsiasi lavoro di affiancamento all’uomo.
Ma torniamo alla mia casa di campagna in Romagna, e a Billy. Sono seduta comodamente sul divano davanti al camino acceso e i cani sono impegnati in attività ludiche serali che portano avanti in semi-autonomia con palline e giochi di gomma. Sento calare il silenzio e Billy si presenta di fronte a me con un’aria di urgente bisogno di supporto. Mi guarda dritto negli occhi e fa mezzo passo verso il corridoio, al che mi alzo, perché la domanda è chiara, anzi, l’ordine: seguimi.
Con fare determinato entra in bagno, mi guarda di nuovo fisso negli occhi e allora non posso che sollecitare una qualche indicazione ulteriore. Cosa vuoi Billy? Al che Billy punta il naso al mobiletto del bagno di fronte a lui, poi guarda me e riguarda il mobiletto. Non si limita a guardarlo, muove il collo in modo da puntare il mobiletto con maggiore precisione, e nella parte più bassa perché, ora mi è chiaro, è sotto il mobiletto che si trova il suo problema.
Mi inginocchio, allungo la mano, e trovo la pallina con cui stava giocando. Fine dell’interazione. Probabilmente è successo a molti di voi e non dovete sottovalutare l’evento. Quando si parla di apprendimento e capacità cognitive i cani mostrano abilità abbastanza interessanti, più che altro perché le ritroviamo solo nei bambini e nei primati, spesso solo in scimpanzè, oranghi e gorilla. Il segreto sta nella convivenza con l’uomo e nel percorso che uomini e cani condividono da alcune imprecisate decine di migliaia di anni.
Per intenderci (vi pregherei di fidarvi) i lupi non sono altrettanto intelligenti. Dai lupi i cani hanno ereditato la capacità di utilizzare i gesti di puntamento e interpretare quelli umani con raffinatezza, non avendo bisogno per forza di braccia tese e dita protese, ma potendosi basare anche solo su un cenno del viso. Hanno sviluppato questa dote che ai lupi non appartiene, se non tra lupi.
La lunghissima convivenza con l’uomo, spesso in rapporto uno a uno, ha costretto cani e umani a sviluppare segnali di comunicazione nuovi o più chiari, sia sotto il profilo acustico, che tattile e visivo. I cani sono in grado di risolvere i problemi per prove e tentativi, fino al punto di pensare di chiedere aiuto, mettere in atto un insieme di segnali comprensibili al ricevente umano, indicare l’oggetto di loro interesse e ottenere l’aiuto richiesto.
E in un certo senso, sanno anche a chi chiedere. L’articolo di cui vi metto il link in fondo alla pagina ha proprio affrontato con tre diversi esperimenti il tema dell’apprendimento sociale selettivo e dell’interpretazione dei gesti di puntamento.
Sul primo punto i risultati gettano nuova divertente luce sull’intelligenza canina. I cani sanno di chi fidarsi. Ricordano chi ha risposto alle loro richieste in passato, chi ha tradito la loro fiducia, chi addirittura è stato malfidato verso un altro essere umano.
E ancora, riconoscono chi potrebbe sapere qualcosa (ad esempio informazioni importantissime come doveèstatonascostoilmiobiscottopreferito) e chi sicuramente ignora la risposta, così non perdono tempo a chiedere alla persona sbagliata.
https://link.springer.com/content/pdf/10.1007/s10071-021-01493-5.pdf
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